giovedì 10 maggio 2007

La sinistra e la sicurezza

Quando a distanza di poco tempo Blair e Sarkozy attaccano per accantonarlo lo spirito del ’68 dimostrano di aver capito che quella per ottenere più sicurezza nelle nostre società è innanzitutto una battaglia culturale, fatta anche di parole. Questa considerazione vale ancora di più in un paese come il nostro che dell’insicurezza, con relativo giustificazionismo sociologico, ha fatto quasi un vanto, un po’ come fosse un atout letterario.

E vale ancora di più per una sinistra come la nostra che dietro a termini come “autorità”, “educazione”, “doveri” scorge sempre il lupo del criptofascismo. Salvo poi accorgersi, nel governo delle città, che i Penati, i Cofferati, i Chiamparino sono costretti ad agire in modo non molto differente rispetto ai colleghi di centrodestra.

Bene dunque ha fatto ieri il sindaco di Roma Walter Veltroni, rispondendo su Repubblica a un lettore di sinistra spaventato da retropensieri intolleranti, a dire che la sicurezza non è un concetto né di destra né di sinistra, ma un diritto. Può essere l’inizio di una battaglia culturale, fatta anche di parole. Poi, certo, le parole non bastano, anche per questo Blair ha governato a Londra per dieci anni e il “poliziotto” Sarkozy è stato eletto presidente dai francesi.

Sui temi della sicurezza – lo ha capito anche Zapatero – le sinistre europee si giocano gran parte della loro credibilità di governo ed è più probabile che il futuro leader del Partito democratico nasca da un serio piano di idee nuove su questo fronte che dalle trattative sul coordinatore ragioniere.

da ilfoglio.it

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